Eva e le sue sorelle

Eva e le sue sorelle

La prima cosa che ho fatto quando ho finito di leggere Eva e le sue sorelle è stato cercare su internet che volto avesse Tieta Madia, la sua autrice. Dall’altra parte dello schermo c’era questo sorriso contagioso, questi occhi super espressivi. Una foto con il suo compagno e con sua figlia, Eva.

L’ho cercata perché la storia che racconta nel libro, che è il resoconto della ricerca di un figlio, durata molti anni, è delicatissima e ti fa voler bene a Tieta come a un’amica. Un po’ come diceva Holden riguardo al desiderio di telefonare ai personaggi e farci due chiacchiere. Per fortuna in questo caso autore e protagonista coincidono e quindi le ho scritto su Instagram. Uno scambio veloce, ma davvero a cuore aperto.

Ma veniamo al libro: Tieta ci racconta la sua infanzia, tra i vari compagni dei genitori e i fratelli nati dalle nuove storie di sua madre e suo padre; le prime esperienze con i ragazzi e il primo fidanzato serio, con il quale va a vivere. È ancora molto giovane quando decide di avere un figlio, che le pare la cosa più naturale del mondo, visto che tutti intorno a lei non fanno che riprodursi:

Sono cresciuta convinta che avere figli fosse dunque una condizione consequenziale, tipo: mi crescono i peli sotto le ascelle, mi vengono le mestruazioni, vado al liceo, faccio sesso, ho un figlio. 

C’erano delle mie compagne di classe alle elementari che dicevano che da grandi avrebbero fatto il dentista, perché il loro papà era dentista.

Io dicevo che avrei fatto figli, a otto anni avevo già quattro fratelli.

Dopo un anno di frustranti tentativi andati a vuoto finalmente rimane incinta, ma da qui in poi inizia una lunga strada dolorosa fatta di aborti spontanei, visite, amori impossibili e amori più tiepidi, fino a quando finalmente incontra la persona giusta per lei, Martino.

Dopo tre gravidanze finite prematuramente, finalmente Tieta rimane incinta per la quarta volta, questa volta di Eva. I feti delle precedenti gravidanze erano tutti femmine, da qui il titolo del libro. Ma anche stavolta le cose non vanno precisamente come ci si aspetta: nonostante un lungo ricovero in ospedale, Eva nasce prematura. Tieta si ritrova ad affrontare la sfida più grande di sempre, a sperare, a condividere un’esperienza devastante insieme agli altri genitori dei bambini ricoverati al reparto dei prematuri. Fino a quando un giorno Tieta, Martino ed Eva tornano a casa, insieme, finalmente.

E insomma. Tieta la vorrei come amica, perché da come scrive e come racconta so che avremmo molte cose di cui parlare, da condividere, a partire dal fatto che anche lei, come me, è una copywriter. La vorrei abbracciare per tutte le cose brutte che ha dovuto sopportare e affrontare, ma guardo una sua foto, i suoi occhi che ridono, e allora sono sicura che in un modo o nell’altro andrà tutto bene.