A cosa stai pensando

A cosa stai pensando

Ci sono volte in cui abbiamo reazioni improvvise a eventi inaspettati e ripensando all’accaduto non possiamo fare a meno di chiederci come mai ci siamo comportati così. Questa è più o meno la stessa cosa che succede all’inizio di A cosa stai pensando, edito da Miraggi e scritto dalla penna geniale di Marco Lazzarotto.

Michele Barbieri ha 37 anni e vive a Torino. Un giorno, mentre torna a casa dal lavoro, una Panda rischia di investirlo mentre attraversa sulle strisce con il verde. Accecato dallo spavento e dalla rabbia, senza nemmeno rendersene conto prende in mano uno di quei sampietrini di cui abbonda la città e lo lancia nel vuoto, nel tentativo di colpire l’auto. A farne le spese però è un’anziana turista inglese, che viene ricoverata subito in ospedale in gravi condizioni.

Riemerso dalla nube di ira che lo aveva circondato, Michele si rende conto che c’è una ragazza che lo sta riprendendo con il cellulare, ma non ci vuole molto a scoprire chi sia: sui social si chiama MorganaScrive ed è una blogger molto conosciuta. Glielo spiega la sua compagna, Sandra, quando lo accoglie in casa al suo ritorno, ignara che il mostro di cui parla l’ultimo cliccatissimo post di MorganaScrive è proprio Michele, padre di sua figlia Cthulhu (nome scelto con un sondaggio sui social). MorganaScrive è infatti l’acerrima nemica di Sandra, blogger per professione, fondatrice della comunità di mamme MommyNet, che sta cercando l’occasione per sfondare e far fare un salto di qualità alla sua attività.

Da questo momento in avanti, Michele fa di tutto per non farsi scoprire: taglia i lunghi capelli, smette i panni da metallaro e si compra un completo, provocando una crisi nella bambina, che smette di rivolgergli la parola e di guardarlo in faccia. Intanto continua con il suo lavoro in casa editrice come grafico, dove condivide la stanza con il collega Crapanzano, che pare aver capito tutto. La casa editrice pubblica tomi di arte di personaggi sconosciuti ma è famosa sui social per la sua “stanza dei cuccioli” piena di piccoli cani da coccolare, nella quale i dipendenti possono rilassarsi.

Michele però non riesce più a concentrarsi, è ossessionato dalla possibilità di essere scoperto e perché ciò non avvenga si comporta sempre peggio: trascura il lavoro, inizia a flirtare con MorganaScrive, scrive in chat a Sandra e a Crapanzano fingendosi altre persone; sempre più spregiudicato, sempre più in ansia.

Alla fine la spunterà? Si risolveranno i problemi con Sandra, con cui ha una relazione fredda, ormai basata sulla convivenza e basta? E la figlioletta Cthulhu ricomincerà a parlargli, dopo lo shock del cambio di look? Per saperlo, vi consiglio caldamente la lettura di questo romanzo.

A cosa stai pensando è scritto molto bene ed è molto divertente, pur trattando temi importanti come l’impatto della tecnologia e dei social nelle nostre vite: da Sandra a Crapanzano, a Chtulu, a MorganaScrive, tutti i personaggi sembrano completamente in balia di social e messaggistica istantanea, un po’ come tutti noi siamo. E c’è un gran bisogno di libri come questi, che esasperando un po’ la situazione ce la fanno vedere da un’angolazione differente e ci permettono di analizzarla a freddo, facendoci capire che forse stiamo un po’ perdendo il controllo.

(Se ancora non li avete letti, Marco Lazzarotto ha scritto anche Le mie cose e Il ministero della bellezza, entrambi molto divertenti e interessanti)

Qui sotto, io che sfoggio la mia copia del libro, la prima venduta, insieme all’autore, dotato di sampietrino 😉

La clausola del padre

La clausola del padre

Un figlio che è anche un padre, un padre che è anche un nonno, una sorella che è anche una figlia e non è più una mamma, una fidanzata che è anche una mamma, un ragazzo che non è il ragazzo di nessuno, una figlia che è morta, una mamma che è anche un architetto: i personaggi de La clausola del padre di Jonas Hassen Khemiri sono tutti presentati senza nome proprio, richiamati ogni volta a seconda del loro ruolo nei confronti degli altri personaggi. Sono privi di nome eppure così vividi nelle loro imperfezioni, nella loro sincerità, nei loro pensieri scorretti.

Un papà che è anche un nonno, originario di un altro paese, torna ogni sei mesi in Svezia per non perdere i diritti da cittadino svedese. Ha stipulato con il figlio, che è anche un papà di due bambini, un accordo per il quale ogni volta che torna può abitare lo studio da commercialista del figlio, anche se lo riduce sempre in pessime condizioni, tra blatte e cumuli di spazzatura.

Il figlio è in congedo di paternità, ha una compagna che è un avvocato e ama il proprio lavoro, e vive in preda a un costante bisogno di approvazione da parte di chiunque – complesso dovuto evidentemente alle gravi mancanze inflittegli da suo padre quando era adolescente.

La sorella, che è anche una mamma di un figlio tredicenne che non vive più con lei, ha una carriera brillante e aspetta un figlio da quello che non è il suo ragazzo, ma ancora non sa se tenerlo o meno.

Dieci giorni per stare insieme, sistemare carte, documenti e fare visite e controlli di salute; dieci giorni per capirsi e conoscersi un po’ meglio, anzi, per ri-conoscersi nel ruolo di padri, figli, figlie, madri, fratello e sorella. Dieci giorni per perdonarsi, per scandagliare all’interno di sé, per capire che aspettarsi qualcosa dagli altri è sempre negativo. Dieci giorni per stupirsi di sé e degli altri.

Un ritratto delicatissimo eppure impietoso di una famiglia come tante, fatta di nevrosi e di non detti, di aspettative e di dinamiche complicate: un libro per chi ama le storie corali – la stessa vicenda viene raccontata dai punti di vista diversi dei personaggi – e per chi sente di aver bisogno di capire qualcosa di più su come funziona la famiglia (anche la propria).

 

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