1989, in un non precisato paese siciliano, chiamato il Paesone, Enrico Belfiore frequenta la prima media insieme all’amico Renato Magenta. I due però non sono i tipici dodicenni: figli di dirigenti del PCI, sono due piccoli comunisti in erba cresciuti nel mito di Togliatti e Berlinguer. Per Enrico e Renato non esistono scarpe da ginnastica alla moda, film americani al cinema, musica dei Duran Duran, ma giacche di velluto, pezzi di De André e riunioni con i Giovani Comunisti.

Ma l’inizio delle scuole medie sono un momento di passaggio strano e pieno di implicazioni: i primi amori e la volontà di essere accettati dagli altri sono questioni delicate che spesso possono far scendere a compromessi con i propri ideali. Ed è proprio quello che succede ad Enrico, con grande disapprovazione di Renato.

Renato è infatti davvero una specie di ultrà comunista, cresciuto nel mito del padre Pietro, ormai morto, uno dei fondatori del PCI del Paesone. Duro e puro, Renato non si piega al capitalismo per piacere agli altri e vorrebbe che anche Enrico facesse lo stesso; ma l’amico si innamora di una compagna di classe, Alessia, figlia della borghesia bene, e fa di tutto per impressionarla e conquistarla. Da qui in poi incominciano i dolori: Enrico si compra un paio di Reebok, si iscrive di nascosto alla squadra di calcio frequentata dai figli dei democristiani, regala ad Alessia compilation dei Duran Duran trafugate alla sorella Chiara, fa comunella coi bulletti della classe allontanandosi sempre di più da Renato.

L’amico però gli vuole bene davvero, anche quando Enrico torna da lui con la coda tra le gambe, alla fine della scuola. Per vari motivi, infatti, Enrico litiga con tutti gli altri compagni di classe e viene escluso. Quando, dopo un furioso litigio coi genitori (che sono a un passo dal divorzio per via dell’intensa carriera politica del padre, complicata dalla Svolta occhettiana) propone a Renato di scappare di casa, inizia la parte più divertente del libro, durante la quale i due si ritrovano sulle orme dei Pionieri, l’antico corpo scout dei Comunisti Italiani, ormai sciolto.

A questo punto si innestano due nuovi elementi ad allargare la combriccola in fuga tra i monti siciliani: il temibile Vittorio Gulino, compagno di classe ripetente che si autoinvita alla spedizione, e Margherita, una ragazzina italoamericana conosciuta per caso, che vive alla base NATO tanto odiata da Renato.

Non voglio dilungarmi di più per non rovinare il finale, ma questo libro mi ha davvero conquistato: le atmosfere anni ’80, gli echi di un’Italia che non c’è più e che mi ricordo anche se ero piccola, i discorsi nostalgici su un comunismo di un’altra epoca che mi hanno fatto tanto sorridere. Tanta ironia, veri sentimenti, il tutto raccontato dal punto di vista di un dodicenne.

Luca Scivoletto è uno sceneggiatore ed è molto bravo a descrivere senza dilungarsi, a far capire senza annoiare, ad andare a fondo delle emozioni. Un esordio che ho amato davvero.

 

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